Non solo un cappello da marinaio: storia e origini della Paglietta o Boater Hat

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Boater, canotier, magiostrina, paglietta. Mille nomi diversi per un solo cappello dalla semplicità spiazzante e dall’eleganza intramontabile nei caldi mesi estivi.

Oggi sono qui per parlarvi della Paglietta, uno dei cappelli di paglia (ma dai!) per eccellenza che ha segnato alcuni momenti della nostra storia recente, indossato da dive del cinema e dello spettacolo e ancora oggi scelto per il suo gusto semplice ma di bon ton.

Che cos’è la Paglietta e come è fatta

La Paglietta, o Magiostrina, è un modello di cappello tipicamente in paglia, tendenzialmente rigido.

La sua forma è caratterizzata da una tesa (per intenderci la parte del cappello che ci copre tal sole) circolare piatta e non molto ampia.

Mentre le testa, o corona (la parte che accomoda la testa appunto), è anch’essa circolare, o meglio ovale per seguire meglio la forma anatomica della testa e piatta nella parte superiore.

A differenza del Fedora che presenta due pinzature nella parte anteriore, la Paglietta sale dritta.

Origini e storia della Paglietta

La storia della Paglietta si intreccia in modo inevitabile con la lavorazione della paglia di cui l’Italia, in particolare Toscana e Marche, è protagonista indiscussa

Infatti la lavorazione dei cappelli di paglia in Italia è documentata già nel Medioevo, ma si sviluppa a pieno titolo solo nei secoli successivi, quando si realizza che dallo scarto della mietitura del grano si ricavava una treccia piuttosto grossolana ma sufficiente a realizzare semplici copricapi.

Perciò già a partire dal Settecento gli artigiani di Signa (Toscana) conoscono la lavorazione della paglia intrecciata con cui è realizzato questo cappello, conosciuto universalmente come leghorn proprio perché venivano imbarcati dal porto di Livorno verso i più lontani paesi del mondo.

Da questo momento in poi Signa diventa il centro propulsore dell’attività industriale del cappello di paglia, soprattutto grazie all’introduzione di un nuovo metodo di coltivazione del grano marzuolo.

Si tratta di un grano che risulta essere più idoneo alla lavorazione della paglia che all’uso alimentare e da cui si ricava uno stelo adatto per essere intrecciato e usato per la realizzazione dei cappelli più pregiati per sottigliezza, flessibilità e lucentezza, consacrando di fatto la notorietà mondiale del cosiddetto “cappello di paglia di Firenze”.

Ma tornando alla nostra Paglietta, questo cappello conobbe la sua stagione d’oro tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del secolo successivo.  In realtà nasce inizialmente come cappello per bambini (“Les coquelicots”) che in seguito ha conquistato una certa notorietà anche tra gli adulti, prima come cappello maschile e in un secondo momento prese piede anche tra il pubblico femminile.

In particolare la moda della paglietta si diffuse tra le donne a partire dall’inizio degli anni 30 del secolo scorso, ma solo per fare sport come ciclismo, equitazione, caccia.

Solo più tardi fu associata ai balli e alle gite campestri, e divenne un vero accessorio di moda soltanto quando Coco Chanel ne fece il suo marchio di fabbrica (infatti, per chi non lo sapesse, Coco iniziò la sua strada nel mondo della moda confezionando cappelli).

Nell’ambito della moda maschile estiva invece, la paglietta è stata per lungo tempo un accessorio indispensabile, indossato a partire dal mese di maggio (da qui il nome di “magiostrina”) e dismesso tassativamente alla prima vendemmia.

Inoltre la storia della paglietta si intreccia con quella di uno sport: il canottaggio. Difatti la paglietta fa parte della divisa del canottiere dalla fine dell’Ottocento fino a circa il 1940 tanto che in passato non di rado si sentiva parlare di cappelli “alla canottiera”.  Proprio per lo stesso motivo in Francia e in Inghilterra la paglietta veniva e viene chiamata, rispettivamente, “canotier” e “boater”. Tuttavia, a partire dalla fine dell’800, la paglietta veniva usata con abiti da escursione, con i completi da tiro, e, ovviamente, sempre per look da giorno.

La paglietta divenne anche un segno distintivo: a Napoli gli avvocati del primo ‘900 infatti venivano chiamati in modo bonario “pagliette” o i “paglietta” o più comunemente è detto, affettuosamente, o’ scurnacchiato proprio per la loro abitudine di portare in testa come tratto distintivo cappelli di paglia di colore nero.

Infine la paglietta divenne in Italia il copricapo simbolo degli “interventisti”, ovvero coloro che manifestarono nelle piazze affinché l’Italia intervenisse nella Prima Guerra Mondiale

Non solo un cappello di paglia, ma un’icona di moda ed eleganza anche per le dive

Negli anni d’oro, la Paglietta conquista anche la scena, in particolare dalla fine dell’Ottocento completerà l’abbigliamento di artisti del cinema e del teatro.

Era infatti il cappello da scena e da set di Maurice Chevalier, di Odoardo Spadaro e, sfrangiato a stella, di Nino Taranto. Non solo, fu anche tra i cappelli più usati da Gabriele D’annunzio.

Citando invece alcune delle dive più iconiche di sempre, lo vediamo indossato dall’impersonificazione dell’eleganza, Audrey Hepburn, e dalla donna più sensuale di sempre, Marilyn Monroe.

Come abbinare la Paglietta

Partiamo dal fatto che la paglietta nasce principalmente come cappello in paglia, ma è possibile trovarla anche in feltro per adottare il suo fascino sporty-chic anche agli outfit più invernali.

1# Paglietta e stile marinaretto

Niente di più elegante per l’estate, che sia un’uscita in barca o un aperitivo in riva al mare, dell’abbinamento paglietta (questa volta rigorosamente in paglia) con pantaloni bianchi e maglia a righe bianche e azzurre, da vero marinaretto très chic!

2# Paglietta e completo in lino

Sempre per l’estate, un’accoppiata vincente e sempre valida potrebbe essere quella di abbinare la paglietta in paglia ad un leggero completo in lino, per ottenere un look più strutturato ma senza rinunciare alla spensieratezza estiva.

3# Paglietta e vestito dalle fantasie estive

Un altro abbinamento fresco e spensierato per i soleggiati giorni estivi non poteva che essere la paglietta abbinata ad un vestito dalle foglie estive che ricordano le meravigliose ceramiche del Sud Italia, oppure anche un vaporoso vestito in sangallo dal candido color bianco o nelle sue varianti più sbarazzine in colori sgargianti!

4# Paglietta in feltro, camicia/maglione e pantalone

Ma chi dice che il fascino estivo della paglietta non possa essere indossato anche in inverno e nelle mezze stagioni? Ecco infatti alcuni esempi di paglietta realizzata in feltro e abbinata a camicette (in caso di tempo più mite) oppure un bel maglione oversize se siamo in inverno insieme a pantaloni a zampa di elefante o a palazzo. Il tutto sia in total color, oppure magari in un match tra colore del cappello e di un altro elemento dell’outfit (quindi pantalone e o maglia come negli esempi qui sotto)

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